I Mercoledì al caffè – Marzo 2019 – 50 anni fa la primavera di Praga e Jan Palach – proiezione del Film “Jan Palach” di Robert Sedláček

Posted by arcafirenze on 13 Marzo 2019 in |

Data / Ora
Date(s) - 13/03/2019
17:00 - 19:00

Luogo
CAFFÈ ASTRA AL DUOMO

Categorie



Jan Palach (2018)

Convincente e commovente nella sua scarna essenzialità, la parabola di un ragazzo diventato (suo malgrado) un martire della Storia. Un film di Robert Sedlácek con Michael Balcar, Denisa Baresová, Zuzana Bydzovská, Jacob Erftemeijer, Karel Jirák, Kristína Kanátová, Alexander Minajev, Jan Vondrácek, Jirí Zapletal, Viktor Zavadil. Genere Biografico durata 124 minuti. Produzione Repubblica ceca, Slovacchia 2018. La storia di Jan Palach, il ragazzo che decise di darsi fuoco in segno di protesta contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia. Il gesto estremo, per risvegliare le coscienze dei suoi concittadini. 

(Paola Casella – www.mymovies.it)

È il 1952. Un bambino scrive una frase su un vetro appannato. È felice, e ha tutta la vita davanti. 1967. Il bambino è diventato un ragazzo che lavora con solerzia nel Kosomol dove russi, cecoslovacchi e assortiti cittadini satellitari affiliati all’Unione Sovietica condividono la fatica e gli indigesti pasti offerti dalla mensa comune. Qualche tempo dopo a Praga monterà però il dissenso nei confronti del governo centrale dell’USSR e in Cecoslovacchia si affermerà in modo sempre più visibile un Partito Socialista alternativo al predominio russo, con aspirazioni di indipendenza e autonomia. Arriva gennaio 1968 e Praga vede avvicinarsi quella primavera di ribellione gioiosa che vedrà in prima fila gli studenti, attraverso manifestazioni pacifiche e occupazioni universitarie che esplicitano il loro desiderio di cambiamento. Ma quella primavera non è destinata a durare: i carri armati sovietici entreranno in città e la occuperanno ‘manu militari’. Jan Palach è uno studente di Filosofia, figlio di un pasticciere e di un’impiegata del Partito che apre regolarmente al figlio la corrispondenza privata, dimostrando di avere appreso molto bene i metodi totalitari dell’Unione. Dalla provincia Jan si reca a Praga, unendosi al cammino verso il cosiddetto Socialismo dal volto umano. Ma l’invasione sovietica è la prima doccia fredda, cui ne seguiranno molte altre. A poco a poco il suo entusiasmo si trasforma in cupa disperazione. Non resta che un gesto estremo, preannunciato da un’altra scritta sul vetro appannato della casa della madre.

Chi ricorda il 19 gennaio 1969 conserva indelebile l’immagine di Jan Palach, lo studente 21enne che si è dato fuoco in Piazza San Venceslao, lasciando una lettera in cui chiedeva l’abolizione della censura e auspicava uno sciopero “generale e illimitato” del popolo cecoslovacco contro la dominazione sovietica. Il regista ceco Robert Sedlacek racconta la sua storia seguendone l’intero percorso dall’ottimismo al disincanto, una storia attraversata come una costante premonizione da quel fuoco che appare in un film muto di Stanlio e Ollio, come nel falò che brucia i volantini della propaganda. La messa in scena è esageratamente semplice, da film televisivo, ma trova le attenuanti di un budget risicato e un’ingenuità stilistica che fa il paio con quella dei ragazzi cechi che credevano di poter cambiare il mondo. La ricostruzione d’epoca, per quanto realizzata al risparmio, è convincente e commovente proprio nella sua scarna essenzialità. E Viktor Zavadil nei panni del protagonista è una scelta intelligente, non una star, ma un viso comune, quasi incolore, per raccontare la parabola di un ragazzo come tanti, ma destinato a diventare (suo malgrado) un martire della Storia.

 

 

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